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Sabato, 5 maggio 2012

Le foto e i dati che immettiamo volontariamente sulla nostra pagina blu funzionano esattamente come un puzzle della nostra identità.
E' facile capire chi siamo dai nostri amici, dalle nostre preferenze e dalle note che inseriamo, anche se non ci siamo registrati con il nostro nome e cognome.

Il terreno, giova dirlo, è quantomai minato.
Lo sa bene il ventenne di Brescia arrestato perché su facebook dava suggerimenti per assemblare ordigni fatti in casa.

Dalla Germania arriva invece la notizia dell'atleta che ha messo alla gogna il suo stalker su facebook, con tanto di nome e cognome. Ha violato la privacy? Staremo a vedere...
Intanto la Cassazione, con la sentenza n.13878/12 depositata lo scorso 12 aprile, conferma che i messaggi ingiuriosi inviati a mezzo facebook contribuiscono a integrare la condotta di stalking, perché invasivi della vita privata delle vittime.
Mentre in Italia ancora troppi giovani continuano ad essere espulsi dalle scuole per ingiurie, minacce o diffamazioni a mezzo facebook.
Attenzione allora ai self made man, proteggersi dai rischi della rete è possibile usando la legge e...la testa!

p.s.:
quella della foto sono io, "qualche" anno fa predicavo già le stesse cose...